Google è stata accusata di evasione fiscale per miliardi di euro: il colosso avrebbe trascurato di pagare le tasse nel 2016 per una cifra che ammonta a ben 15,9 miliardi di euro. L’azienda per proteggere la maggior parte dei profitti all’estero avrebbe usato una tecnica illecita e molto utilizzata in ambito internazionale. Un sotterfugio che coinvolge diverse filiali irlandesi e società senza dipendenti a cui avrebbe affidato la copertura per la gestione delle vendite pubblicitarie internazionali e il trasferimento di denaro in un’altra società delle Bermuda.
Ovviamente la Commissione Europea non è rimasta impassibile ed è intervenuta immediatamente con un provvedimento che regolamenterà una riforma fiscale digitale nel corso del 2018 al fine di tassare le società su Internet. La nuova legge prevederà una aliquota di rimpatrio pari al 15,5% mentre il tasso fisso applicato ai guadagni stranieri delle imprese sarà pari ad un 10,5%.
Google continua ad affermare che le sue operazioni fiscali sono lecite ma in conseguenza delle nuove tassazioni si ipotizza che le sue transazioni economiche prenderanno un’altra direzione, probabilmente saranno indirizzate verso gli Stati Uniti. Se il provvedimento fiscale dell’UE dalla sola Google passerà anche Facebook e Amazon ne verranno investite con molta probabilità nei prossimi due anni e Google senza dubbio sarà costretta a rivedere le sue pratiche fiscali entro il 2020.