Lo scontro tra gli Stati Uniti e la Cina sul campo della tecnologia mobile passa dalle parole ai fatti. Come ricorderanno in molti, lo scorso mese di febbraio i servizi di intelligence USA avevano sollevato forti preoccupazioni in merito ai dispositivi realizzati dalle aziende cinesi, menzionando nello specifico Huawei e ZTE, che avrebbero rappresentato un “serio pericolo” per la sicurezza del Paese. Per l’intelligence americana, infatti, la Cina si servirebbe dei prodotti mobile per svolgere attività di spionaggio.
I brand maggiormente colpiti dall’attacco USA sono ZTE e Huawei, che hanno avuto subito grosse difficoltà a commercializzare i loro nuovi device negli Stati Uniti. Huawei, ad esempio, ha riscontrato grossi problemi nel lancio dei nuovissimi P20 e P20 Pro negli USA. Stesso discorso per ZTE, ritenuta dall’intelligence statunitense “poco affidabile”, anche per la sua scelta di commercializzare dei dispositivi in Iran dotati di tecnologia americana.
Una mossa che ha scatenato la reazione furiosa degli USA, che hanno subito imposto delle sanzioni alla casa di Shenzhen, privata della possibilità di ottenere componenti realizzati da società statunitensi. Non solo: il Pentagono ha anche deciso di interrompere la commercializzazione dei prodotti ZTE in tutti i negozi situati nelle basi militari americane sparse in ogni angolo del globo. Per gli Stati Uniti, i device ZTE sono da considerare “una seria minaccia alle missioni del Dipartimento”.