L’andamento della curva dei contagi di Covid-19 continua a far preoccupare tanti italiani, che in tutta risposta hanno deciso di scaricare in massa l’app Immuni. I download sono aumentati a tal punto da far schizzare le installazioni totali a più di 8 milioni in meno di una settimana. Solamente la settimana scorsa ci sono stati infatti 1.400.000 nuovi download e adesso il sito ufficiale ne conta oltre 8,3 milioni in totale.
Il sito mostra anche i casi in cui l’applicazione ha funzionato con successo: sono state inviate quasi 9.000 notifiche di esposizione e 499 utenti positivi sono stati registrati sulla piattaforma. Ma non è tutto oro ciò che luccica: a quanto pare ci sono ASL che non utilizzano i dati raccolti da Immuni per effettuare il tracciamento dei contatti.
Le persone che scoprono di essere positive al coronavirus devono rivolgersi a un operatore sanitario per caricare i dati sull’app attraverso la convalida di un codice, in modo tale che le altre persone che vi sono state a contatto vengano avvisate. Tuttavia, stando a quanto testimoniato su Facebook e in TV dal giornalista e consigliere regionale della Liguria, Ferruccio Sansa, il sistema è tutt’altro che ben rodato.
In breve, suo figlio ha scoperto di essere positivo al Sars-Cov-2 ed è stato convocato dall’ASL per un tampone, tuttavia il tracciamento dei contatti richiesto dalla sua famiglia per l’inserimento dei dati nell’app Immuni non è stato effettuato. La risposta dell’ASL è stata “Immuni? Non sappiamo cosa farne“, poi nessuna ulteriore chiamata e nessuna risposta alle telefonate.
Il Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sieri ha affermato nella stessa trasmissione (Non è l’Arena) che episodi analoghi sono successi anche a Roma. C’è quindi ancora del lavoro da fare per rendere totalmente efficiente la macchina burocratica, ma naturalmente ciò non vale per tutte le ASL, come testimoniano i dati che riportano 499 utenti positivi inseriti all’interno dell’app.