Xiaomi si salva dal ban degli USA, ma per Huawei non c’è speranza

Uno degli ultimi provvedimenti presi da Donald Trump in qualità di Presidente degli Stati Uniti ha riguardato il ban di Xiaomi e il suo inserimento nella black list del Dipartimento della Difesa. Secondo l’ormai ex Presidente, l’azienda rappresentava un pericolo per la sicurezza degli americani per una presunta vicinanza all’esercito cinese. A quella decisione era seguito un ricorso di cui si sono appena conosciute le sorti. Vediamole insieme.

Xiaomi vince contro il ban degli USA

Le novità che arrivano dagli Stati Uniti d’America in merito all’iscrizione di Xiaomi nella black list del NDAA parlano molto chiaro. Lo scorso 12 marzo 2021 la Corte Distrettuale si è pronunciata in merito. Il risultato è l’ingiunzione al Dipartimento della Difesa americana di non disegnare Xiaomi come CCMC ovvero Compagnia Militare Cinese Comunista. Conseguentemente l’azienda cinese si è tolta di dosso l’enorme peso del ban che l’Amministrazione Trump aveva imposto.

Mediante l’Ordine Esecutivo numero 13959 veniva vietato l’acquisto di titoli di Xiaomi a tutte le società americane. Chiunque, poi, detenesse delle azioni aveva l’obbligo di venderle entro un determinato lasso di tempo. Ebbene, con la vincita del ricorso, questi obblighi e divieti sono venuti meno e la situazione sembra destinata a rientrare nel più breve tempo possibile.

Le reazioni dalla Cina

Sin dai primi momenti in cui era nata questa paradossale vicenda del ban negli USA (sulla scia di quanto successo ad Huawei diverso tempo prima), Xiaomi aveva sempre fermamente respinto ogni accusa. Tramite un comunicato ufficiale, sin dagli inizi, l’azienda aveva confermato di fornire dispositivi dedicati esclusivamente ad un utilizzo civile e commerciale. Nulla a che fare, quindi, con l’esercito cinese né con il comunismo.

Secondo quanto affermato da Xiaomi, designare l’azienda come vicina al comunismo in modo arbitrario ed irragionevole. I cinesi intendono continuare “a lavorare incessantemente e con impegno con i propri partner globali per permettere a tutti di godere di una vita migliore attraverso una tecnologia innovativa”. Vincere il ricorso è indubbiamente un passo importante accolto, in Cina, con molto entusiasmo.

Com’è la situazione per Huawei?

Se Xiaomi si è ufficialmente salvata dal ban degli USA, per Huawei invece si sta mettendo ancora peggio: l’amministrazione Biden ha appena introdotto nuovi limiti. Sono state infatti accentuate le misure restrittive per le aziende statunitensi che ancora potevano fare business con Huawei.

I limiti riguardano i contratti di fornitura per dispositivi e apparecchiature che possono essere usati nei terminali con supporto al 5G. Le misure colpiscono componenti non correlati con il 5G ma che possono essere usati per creare dispositivi con connettività 5G. Tra questi abbiamo i componenti con una densità di memoria superiore ai 6 GB. Le nuove restrizioni sono in vigore dal 9 marzo e sono relative ai settori delle telecomunicazioni, dei data center aziendali, degli spazi cloud e altro.