Si chiamerà ARMv9 e andrà a riguardare qualcosa come 300 miliardi di chip rilasciati nei prossimi 10 anni. Stiamo parlando della nuova architettura svelata ieri da ARM, che va quindi a rimpiazzare la v8 presentata quasi un decennio fa dalla società britannica. Come prevedibile, ARMv9 rappresenterà un’ulteriore evoluzione per i processori di smartphone e server che si baserà su tre concetti fondamentali, ovvero un incremento prestazionale, una maggiore sicurezza e l’intelligenza artificiale.
L’aspetto della sicurezza viene garantito dall’impiego della Confidential Computer Architecture (CCA), con un un nuovo concetto che si basa sui dynamic realms (regni dinamici), gestiti da entità chiamate realm manager e “opachi” al sistema operativo e all’hypervisor. Sul piano dell’intelligenza artificiale ecco la SVE2, vale a dire la seconda generazione delle Scalable Vector Extensions, attraverso cui l’azienda ha come obiettivo quello di introdurre un numero più elevato di carichi “machine learning” sui core delle proprie CPU.
Infine, le prestazioni, che dovrebbero aumentare del 30% entro il 2022 rispetto a quanto garantito dai core X1/A78 di oggi. Il colosso statunitense ha poi parlato anche di altre tecnologie su cui l’azienda è al lavoro, ovvero il VRS (Variabile Rate Shading) e il Ray Tracing, che farà quindi il suo “sbarco” nel settore mobile. Ma quando vedremo i primi device con architettura ARMv9? La società rivela che il primo smartphone potrebbe entrare in commercio già alla fine dell’anno.