Un accordo storico è stato appena raggiunto al G7 in Cornovaglia: riguarda la tassazione delle multinazionali in tutto il mondo. La cosiddetta web tax ora ha contorni ben delineati e mette fine a un dibattito che dura ormai da anni tra le grandi multinazionali, big tech incluse, l’Unione Europea e i Paesi del mondo. L’accordo è stato preso al G7 dai ministri delle Finanze di Stati Uniti, Regno Unito, Canalda, Giappone, Germania, Francia, Italia e Unione Europea.
Dall’accordo è venuta fuori una riforma fiscale globale attraverso la quale “le grandi aziende internazionali inizieranno a pagare la loro giusta quota”. La web tax si fonda su due pilastri, che sono i seguenti.
- Le più grandi e profittevoli multinazionali dovranno pagare le tasse nei Paesi in cui operano, oltre che nel Paese in cui è presente il loro quartier generale. Affinchè rientrino nei requisiti per il pagamento della tassa, le aziende devono avere un margine di profitto equivalente ad almeno il 10%. Il 20% del profitto superiore al margine del 10% sarà assoggettato alla tassazione nel Paese in cui l’azienda opera.
- L’aliquota globale minima è del 15% e viene applicata Paese per Paese.
Mario Draghi ha manifestato grande soddisfazione per l’accordo raggiunto al G7 e ha definito la web tax “un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per i cittadini”. L’accordo verrà ridiscusso al G20 e interesserà le big tech come Google, Apple, Microsoft e Facebook, ma anche tante altre grandi multinazionali.