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Apple offre la massima privacy? Non si direbbe, secondo queste scoperte

di Roberto Naccarella

Il flusso di informazioni giunge comunque ad Apple anche se gli utenti di iPhone e iPad scelgono di non condividere i dati di analisi con la Mela. E’ quanto scoperto dallo sviluppatore e ricercatore di sicurezza Tommy Mysk, che ha rilevato quella che è a tutti gli effetti una violazione della privacy: non si tratta solo di dati per personalizzare la pubblicità ma anche di informazioni riservate. Per farla breve, ogni volta che un utente finisce sull’App Store viene di fatto ‘spiato’ dal colosso di Cupertino: un approccio mantenuto almeno da iOS 14.6, la versione usata da Mysk per rilevare la violazione.

Scendendo nel dettaglio, l’iPhone osserva tutti i movimenti, ne tiene traccia e invia il tutto ai server di Apple assieme ad un codice ID che va ad identificare l’utente in modo univoco: in questo modo la Mela può avere un quadro molto dettagliato sul singolo cliente. Tommy Mysk ha scoperto che il flusso delle informazioni non si arrestava anche nel caso in cui gli utenti negavano il permesso sull’utilizzo dei dati.

Un problema molto grande per la società del CEO Tim Cook, che ora rischia di perdere la fiducia dei propri clienti: per anni, infatti, è stato detto dal gigante di Cupertino che l’iPhone è la migliore scelta per chi vuole investire nella sicurezza e nella privacy. Dopo la scoperta dello sviluppatore, negli USA è già partita una class action contro Apple dove viene contestata alla Mela la violazione del California Invasion of Privacy Act (CIPA).

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