Con l’avvento di gestori come Iliad il mercato delle telecomunicazioni in Italia ha raggiunto prezzi tra i più bassi in Europa, tuttavia ciò rappresenta un momento di grande crisi per operatori fisici del calibro di TIM, Vodafone e WindTre, crisi che è stata accentuata ulteriormente dall’inflazione. E così TIM ha deciso di introdurre una nuova politica destinata sia ai suoi clienti consumer che Enterprise: l’indicizzazione dei prezzi all’inflazione.
Ai contratti delle offerte TIM, sia fisse che mobili, verrà aggiunta una clausola che prevede l’adattamento dei prezzi all’inflazione, con un meccanismo non tanto diverso a quello adottato dai fornitori di luce e gas nel mercato tutelato. I prezzi indicizzati nei nuovi contratti verranno introdotti a partire da fine 2022, ma i primi effetti delle nuove strategie dell’operatore telefonico in Italia si sono già visti. Basti pensare che negli ultimi mesi TIM ha già effettuato rimodulazioni su 2,8 milioni di linee fisse e 3,5 milioni di linee mobili.
E da quanto affermato nelle dichiarazioni ufficiali, l’aumento selettivo dei prezzi sui già clienti sta risultando una pratica salutare per l’azienda, la quale è riuscita ad ottenere un basso tasso di abbandono e un aumento dei ricavi di circa 50 milioni di euro. Insomma, sarebbero in pochi gli italiani che cambiano operatore dopo le rimodulazioni. A partire da fine anno, quindi, nei contratti dei nuovi clienti si aggiungerà una clausola per il recupero dell’inflazione. L’operatore dovrà però attendere almeno un anno per aumentare i prezzi. Il gestore sta pensando a come cambiare le condizioni contrattuali per inserire la nuova clausola anche ai già clienti.