Smartphone e svalutazione: tra iPhone e Android c’è un abisso

Negli ultimi tempi i vari produttori principali di smartphone riescono a rilasciare dispositivi via via sempre più prestanti, ufficializzando anche più di un top di gamma nel giro di un anno. Ecco perché gli utenti tendono ad acquistare un nuovo prodotto anche quando quello vecchio è ancora discretamente funzionante. I programmi di permuta Trade In consentono di procedere all’acquisto di un nuovo device effettuando una valutazione di quello vecchio, in modo da non ritrovarsi con una spesa eccessiva.

Tuttavia, in base al modello, al brand e alla data di uscita le valutazioni possono cambiare anche radicalmente. Secondo quanto riportato dal sito SellCell, pare che gli iPhone riescano a mantenere piuttosto bene il loro valore con poca svalutazione nel tempo. Tanto per fare un esempio, l’iPhone 13 Pro Max – che ha ormai un anno e mezzo di vita – ha perso solo il 44.6% del suo valore, mentre l’iPhone 14 Pro Max, lanciato da qualche mese sul mercato, ha perso finora il 27% del suo valore. In generale, nel corso del tempo gli iPhone tendono a perdere circa il 69% del loro valore.

Vista così può sembrare una percentuale alta, invece è più bassa rispetto ai dispositivi Android. La maggior parte dei prodotti che funzionano con il robottino verde come sistema operativo rientrano nella fascia media o bassa (al contrario di Apple, che punta invece sulla fascia alta), pertanto sono difficili da rivendere. I telefoni Samsung perdono quindi circa l’85% del loro valore, mentre i Google Pixel quasi il 90% e i Motorola addirittura il 92%. L’impressione è che nel prossimo futuro i produttori di smartphone Android cercheranno di ridurre questo gap nella svalutazione. Ci riusciranno davvero?

Roberto Naccarella: Giornalista pubblicista, 32 anni, ho sempre avuto una grande passione: scrivere. Mi piace lo sport, seguo la politica, amo la musica. Diffido di ogni forma di elitarismo. Sono nato il giorno di San Patrizio e mi sento un pò irlandese.