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Identità Digitale Nazionale: così il governo vuole riunire SPID e CIE

di Paolo Violante

Negli ultimi mesi si è parlato molto del futuro di SPID e CIE in Italia. Il nuovo governo, attraverso il Dipartimento per l’Innovazione, sta lavorando su un progetto chiamato IDN (Identità Digitale Nazionale) che prevede la creazione di un sistema unico che unisca il sistema pubblico di identità digitale (SPID) e la carta d’identità elettronica (CIE).

Tuttavia, l’Unione Europea sta già sviluppando un’applicazione chiamata Identità Comune Digitale, che permetterà di archiviare i dati personali e condividerli in caso di necessità. Quindi, qual è il motivo per il quale il governo italiano vorrebbe creare un sistema simile? Questa decisione potrebbe causare una sovrapposizione di lavoro e risorse e, come spesso accade, potrebbe comportare sprechi di denaro pubblico.

Gli iscritti a SPID e CIE sono simili in quantità (33,5 milioni contro 32,7 milioni), ma lo SPID è molto più facile da utilizzare rispetto alla CIE, con quest’ultima che richiede l’uso di dispositivi appositi. Inoltre, lo SPID è stato utilizzato per un miliardo di accessi ai servizi pubblici, rispetto ai soli 21 milioni della carta d’identità elettronica.

Le diverse aziende che gestiscono lo SPID sono preoccupate per l’incertezza riguardante il futuro del sistema. I loro contratti con lo Stato sono scaduti a fine 2022 e sono stati prorogati solo fino al 23 aprile. Queste aziende chiedono una soluzione stabile con finanziamenti pubblici dedicati e di essere coinvolte nei progetti futuri sull’Identità Digitale nazionale.

Il Dipartimento per l’Innovazione sta pensando alla creazione di un wallet digitale per smartphone in cui far confluire SPID e CIE. Tuttavia, IDN è solo una proposta presentata da consulenti esterni e il governo sta valutando di avviare un bando per la progettazione e realizzazione dell’applicazione.

In ogni caso, questa proposta potrebbe comportare ulteriori ritardi nella realizzazione di un sistema unificato. Ci sono preoccupazioni riguardanti la scadenza dei contratti delle aziende che gestiscono lo SPID e il rischio che i cittadini possano subire eventuali errori dall’alto. Si auspica quindi che il governo valuti attentamente le prossime mosse e prenda decisioni responsabili.

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